Ogni volta che il cielo è limpido, guardo in direzione del monte Fuji: se riesco a vederlo capisco che è una buona giornata. Ho ricevuto la sua benedizione.
Questa frase è stata pronunciata dalla mia host mother in merito al monte Fuji, considerato una divinità (kami-sama 神様) secondo la dottrina shintoista, religione politeista.
Il concetto di religione in Giappone è assai confuso: le religioni maggiormente professate sono il buddhismo, importato dalla Cina, e lo shintoismo, religione autoctona. E’ presente anche una minoranza di seguaci cristiani.
La mia host mother mi ha rivelato che in Giappone non esiste una completa distinzione tra il buddhismo e lo shintoismo ma bensì coesistono. I giapponesi, infatti, visitano templi buddhisti e santuari shintoisti, venerando sia il Buddha che i Kami.
Nella Nazione del Sol Levante si trovano alcune chiese. Come precedentemente accennato, sono presenti alcuni fedeli cristiani ma molti dei luoghi religiosi cristiani non sono consacrati e vengono utilizzati come sedi per matrimoni laici: molte giovani coppie sposate, dopo il matrimonio ufficiale, generalmente in stile giapponese, svolgono una cerimonia celebrativa in chiesa e in seguito in una sala ricevimenti.
Una curiosità che mi ha fatto riflettere molto: quando al tempio o santuario si effettua l’offerta alla divinità, ogni persona lancia delle monete in una cassetta di legno; utilizzare una moneta da 5 yen ha un particolare significato, derivante dalla pronuncia giapponese di yen, “en”: sebbene si utilizzi un altro kanji per indicare il destino (ご縁, goen), la pronuncia rimane pressoché identica alla moneta da 5 yen, 五円 (goen). Il primo definisce il destino che è toccato ad una persona nel momento in cui qualcuno è entrato nella sua vita. “Io non ho scelto te, come tu non hai scelto me”. Ciò accomuna me e la mia host family: siamo stati abbinati, nessuno dei due ha avuto la possibilità di scegliere l’altro.
