こんにちは! Konnichiwa! Ciao!
Sono una studentessa del Flacco e nell’anno scolastico 2023-2024 ho partecipato al programma di studio all’estero, scegliendo il Giappone come destinazione. Ritornata in Italia, ho deciso di aprire una rubrica su questo giornalino per raccontare la mia esperienza, condividere qualche “chicca” sul Paese del Sol Levante e chiarire eventuali dubbi su questa tipologia di interscambio culturale.
La scuola qui in Italia è iniziata da poco più di un mese e sicuramente molti di noi studenti provano nostalgia per l’oramai terminata stagione estiva.
Nella Terra del Sol Levante, invece, le lezioni sono cominciate già da un bel pezzo e si è già nel vivo di esami e prove d’ingresso per l’università.
Il nuovo anno scolastico giapponese inizia ad aprile con una cerimonia di ingresso, nella palestra della scuola, presieduta dal discorso incoraggiante del Preside, il quale invita gli studenti ad impegnarsi duramente anche quest’anno; segue una cerimonia di accoglienza per le classi prime: una “sfilata” dei primini è accompagnata da applausi degli studenti più grandi.
Suggestivo il momento in cui la massa ordinata di studenti degli anni superiori e quella dei “nuovi” si inchinano simultaneamente l’una di fronte all’altra: quel profondo gesto sancisce non solo l’inizio di un nuovo anno ma anche l’inizio di un rapporto tra i primini e la scuola. L’atmosfera nei corridoi è carica di entusiasmo: i ragazzi sono felici di riunirsi con i loro amici o di familiarizzare con i nuovi compagni di classe (annualmente nelle sezioni di ordinamento tradizionale alcuni degli alunni vengono smistati per garantire la socializzazione). Inoltre non si vede l’ora di accogliere sotto la propria ala gli studenti del primo anno e trasmettere loro la propria esperienza.
I membri dei club girano per i corridoi invitando i ragazzi a partecipare alle attività pomeridiane e si svolgono alcune lezioni di prova per fare immergere i primini nell’atmosfera del club.
In Giappone, però, le regole rigide sono parte integrante di ogni aspetto quotidiano: gli studenti, per esempio, sono sottoposti a minuziosi controlli dell’uniforme poiché è severamente vietato personalizzare la propria divisa scolastica e applicarvi accessori; il trucco, il capelli tinti, i tatuaggi e i piercing sono severamente proibiti nella maggior parte degli istituti. Queste condizioni restrittive, tuttavia, generano una reazione nei ragazzi, proiettandoli con ottimismo verso un futuro prossimo: “Quando mi sarò diplomata tingerò i capelli di biondo” mi sentivo dire spesso dalle mie compagne di classe.
Eppure, al momento, devono accantonare questo desiderio e concentrare la maggior parte delle loro energie sullo studio.
Giovedì 31 ottobre 2024 / Anno VIII / Numero III – La Fenice del Flacco
