L’EXCHANGE: I PRIMI GIORNI IN GIAPPONE
I primi giorni dell’exchange year sono stati ardui: scombussolata per il fuso orario; confusa perché catapultata in una nuova realtà… È tutto normale! Per 3/4 giorni ho fatto fatica ad abituarmi al jet lag del Giappone, a mangiare la giusta quantità di cibo (non avevo granché fame) e in più farmi comprendere da persone che “masticano” discretamente l’inglese. Quest’ultimo è un ostacolo aggiuntivo se ci si ritrova ad affrontare un viaggio-studio in un Paese non anglofono. Purtroppo mi tocca affermare che nella “Terra del Sol Levante” solo in pochissimi conoscono l’inglese ad un medio-alto livello.
Ho dato per scontato l’indipendenza dello studente: sebbene tu sia agevolato poiché ospitato da una host family, non aspettarti di passare 11 mesi nelle stesse comodità della tua casa! Dovrai vedertela da solo con la pulizia della camera, lavatrice, gestione soldi (in Giappone usano molto spesso i contanti) etc.
Inizialmente potresti essere immerso in un vortice di emozioni positive e/o negative ma non entrare nel panico, hai comunque dei punti di riferimento ai quali rivolgerti: la famiglia ospitante, l’associazione locale e la tua agenzia. Vedrai che col tempo ti ambienterai e sarà quasi una normalità ai tuoi occhi.
Potrai sperimentare e fare un’enorme quantità di esperienze, alcune non più ripetibili (frequentare una highschool in un’altra nazione) altre non sempre realizzabili nella tua terra natale (partecipare ad uno speech contest in più lingue).
L’importante è non lasciar spegnere la fiamma della curiosità e della passione, le quali ti hanno spinto a scegliere il progetto di interscambio culturale in quella determinata nazione.