Okinawa: una tropicale esperienza

Borsa-bingata dopo il lavaggio in acqua calda
Dolci di Okinawa: Chinsukō
Souvenir: gli Shisa del tuono

Dal 26 al 28 novembre 2023 ho visitato la tropicale isola di Okinawa, a sud del Giappone in un viaggio d’istruzione organizzato dalla mia scuola ospitante. 

Il primo giorno

Svegliata alle 5:00 di mattina mi sono recata alla stazione di Koshigaya per prendere un treno della linea TOBU/SKYTREE. Successivamente ho fatto un cambio e sono salita su uno in direzione aeroporto di Haneda. 

Il viaggio in totale è durato un’ora circa e ammetto di essermi appisolata ogni tanto per il sonno.

Giunta al terminal 2 dell’aeroporto, ho salutato la mia host mother e mi sono unita alla classe. Ogni sezione era raggruppata con ordine, una distante dall’altra. Precedentemente al giorno del viaggio di istruzione ognuno degli studenti aveva ricevuto un libricino con le regole, i dettagli e le istruzioni in merito alla gita: sapevamo precisamente gli orari, le disposizioni delle classi e l’organizzazione tecnica logistica del viaggio.

In aggiunta, pochi giorni prima della partenza abbiamo consegnato il nostro bagaglio da stiva a scuola: esso doveva essere ritirato direttamente in hotel ad Okinawa. Chi se lo sarebbe mai aspettato!

L’aereo questa volta non ha granché intimorito: ormai sono abituata; in più non mi ritrovavo con completi estranei.

Il volo è durato 3 ore circa e dopo un po’ di turbolenze siamo giunti in una terra tropicale popolata da statue di creature mitologiche dalle sembianze feline chiamate “Shisa”.

Una guida ci ha condotto su un autobus dall’aspetto vivace ed esotico in direzione del museo militare. Abbiamo potuto ammirare il paesaggio dell’isola e ricevere qualche informazione tecnica dalla nostra accompagnatrice. Successivamente siamo stati deliziati dal canto di una canzone autoctona. Dopo la breve visita al museo e al sacrario militare a cielo aperto, l’autobus ci ha condotto a Gama, una grotta utilizzata dai soldati giapponesi come rifugio durante la guerra.

In seguito alle delucidazioni di un’anziana guida, ci siamo introdotti con torce elettriche e guanti da lavoro nel piccola grotta.

Mi è rimasta impressa una frase della guida: “ Secondo voi che cosa pensavano i militari in questa grotta? Alla loro famiglia? “. In seguito ci ha chiesto di spegnere le luci e pregare per un minuto i soldati. Una mia compagna di classe mi ha rivelato che si era commossa un po’ durante quel momento.

Arrivati in hotel e ricevuto ognuno la rispettiva valigia, siamo andati a lasciare i bagagli e abbiamo fatto un giro per l’albergo. Esso disponeva di negozi di souvenir, grande sala da pranzo e addirittura un karaoke! Purtroppo ci è stato vietato a causa delle regole esageratamente restrittive della scuola giapponese. 

Per esaudire il nostro desiderio, abbiamo ascoltato in camera le nostre canzoni preferite e in più abbiamo giocato a UNO.

Verso 11:00 di sera, dopo una doccia calda, siamo andate a dormire.

Secondo giorno

La seconda giornata era dedicata alla visita dell’acquario Churaumi e alle attività sportive o culturali scelte precedentemente dal singolo studente: dopo una colazione abbondante, ci siamo diretti ad un centro acquatico dell’isola. Il viaggio è durato un’oretta e ho colto l’occasione per riposarmi un poco vista la stanchezza del giorno prima. Dopo essere scesi dal pullman ci siamo disposti in file e in seguito ad una presentazione dei membri del centro, ogni gruppo è stato condotto nel luogo dell’attività: io ho optato per un’attività culturale.

Nel laboratorio del centro abbiamo realizzato una borsa-bingata di tela.

Il “Bingata” è un tradizionale tessuto tinto che presenta motivi naturali ripetuti: sul tessuto viene applicata della colla per creare dei disegni; poi viene dipinto con della tempera diluita in acqua; asciugato una prima volta, viene in seguito immerso in acqua calda per eliminare la colla e rivelare il disegno. Inoltre il materiale della tela permette di imprimere più colori, creando delle sfumature magnifiche.

Successivamente siamo passati alla creazione di una candela: abbiamo riempito un vasetto di vetro con sabbia di vario genere, ciottoli e conchiglie. In prosieguo al centro del contenitore è stata infilata la miccia della candela e poi il tutto è stato ricoperto da un materiale trasparente: un ottimo effetto! Sembra di aver rinchiuso in un barattolo di vetro un pezzo di mare.

L’ultima attività consisteva nel fare un giro su un traghetto: quasi banale se non fosse che la barca disponesse di una camera a vetro che si immergeva al di sotto del livello del mare! Abbiamo potuto ammirare l’esotica flora marina dell’isola: sul fondale nuotava pure una tartaruga!

Per concludere la visita al centro acquatico, ci è stato offerto un pranzo al sacco (Obentō) con i tipici cibi di Okinawa: molto tropicali ed esotici.

La giornata si è conclusa con la visita dell’acquario, il quale era sovraffollato e non mi ha permesso di apprezzare completamente le specie marine nelle varie vasche.

Popolare tra i turisti è l’enorme squalo balena che nuota in compagnia di mante ed altri piccoli pesci.

Dopo aver comprato un souvenir con la mia compagna di classe, siamo ritornati nel pullman in direzione dell’hotel. Con il termine della cena ci siamo ritirate in camera e abbiamo conversato fino all’orario di coprifuoco.

Terzo giorno

La terza giornata era completamente dedicata al giro autonomo della città divisi in gruppi: il mio ha optato per la visita della “Kokusai Dori”, viale dedicato ai negozi di souvenir e ai ristoranti. Purtroppo poche ore erano riservate a questa attività poiché avremmo dovuto prendere l’aereo del ritorno in primo pomeriggio.

In compenso, però, ho avuto la possibilità di gustare gli spaghetti di soba in una tropicale ricetta locale.

Per giungere in aeroporto abbiamo usufruito della linea monorotaia dell’isola.

Una volta arrivati a destinazione siamo stati avvisati di un ritardo del volo di circa un’ora: l’inconveniente è stato gestito con un inchino di scuse da parte dello staff.

A Tokyo ho dovuto affrontare un viaggio in treno di un’ora e mezza per scendere alla stazione di Koshigaya: lì mi aspettavano i miei genitori ospitanti.